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December 2, 2024Cross-Border
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Italy: La settimana nei mercati - 2 Dicembre 2024

Settimana di transizione quella appena trascorsa, che ha visto un dollaro ancora forte ma in fase di consolidamento nell’area 1.0550, con poca volatilità negli ultimi giorni della settimana anche a causa del periodo festivo del Thanksgiving negli Stati Uniti. Non sono mancate comunque pubblicazioni di dati di un certo rilievo, come l’inflazione in area Euro di venerdì, in linea con le attese al 2.3% e superiore al dato precedente, e il PCE negli USA, che, ricordiamo, ancor più del CPI è la misura osservata dalla FED ai fini delle decisioni sui tassi di interesse.

Continua a preoccupare la situazione economica dell’eurozona; il colosso dell’acciaio tedesco Thyssenkrupp, in una nota, ha dichiarato di voler tagliare circa 11.000 posti di lavoro in 6 anni, da qui al 2030. Questo è un segnale di una domanda in calo, soprattutto dal settore automobilistico che è il cuore pulsante dell’economia tedesca la quale ha trascinato per anni la crescita economica dell’eurozona.

Importante dato della scorsa settimana quello dell’inflazione giapponese nelle prime ore di venerdi, salita al 2.60% su base annua contro le attese pari al 2.20%. Ormai l’innalzamento dei tassi di 10 bps da parte della BOJ nella prossima riunione di dicembre viene pienamente prezzato, e lo jpy ha continuato il suo movimento di apprezzamento.

La Banca Centrale della Nuova Zelanda taglia i tassi per la terza volta in quattro mesi, riducendoli questa volta di 50 bps e portandoli al 4,25%. Dai commenti del governatore Adrian Orr ci si aspetta un ulteriore taglio di 50 bps nella prossima riunione e un tasso finale tra il 2,5% e il 3,5% entro la fine del 2025.

Sul fronte politico si continua a parlare delle tariffe di Trump: gli ultimi rumours suggeriscono che, dopo una telefonata con la presidente messicana Claudia Sheinbaum, Trump abbia trovato un accordo con il Messico (secondo esportatore dopo la Cina negli Stati Uniti). Ricordiamo che Trump ha minacciato apertamente il Messico di rinegoziare l’accordo USMCA e di imporre il 25% di dazi. Tuttavia, sembrerebbe che le iniziative prese dal Messico per fronteggiare l’immigrazione clandestina al confine abbiano riavvicinato i rapporti. La situazione dei dazi sarà un tema da monitorare nei prossimi mesi.

Questa settimana abbiamo in calendario dati sull’occupazione sia fronte UE che USA, dati PPI (producer price inflation) e PIL in Europa e per concludere non-farm payroll venerdi.

Stati Uniti

In area dollaro ci siamo concentrati a inizio settimana sui verbali della riunione della FED dello scorso novembre, diffusi martedi sera, che hanno evidenziato come l’istituto di emissione americano non abbia fretta di tagliare i tassi di interessi anche perchè la crescita rimane ancora robusta e i livelli occupazionali sono ancora elevati non manifestando per ora segnali di particolare debolezza.

Si è proseguito poi con la lettura del PIL di mercoledi, che ha confermato le attese sul 2.8% annuo, accompagnata dai sussidi di disoccupazione anch’essi usciti in linea con le attese degli analisti.

Infine il dato più importante che, come già anticipato nell’introduzione, è stato la diffusione del PCE core, indicatore degli indici dei prezzi che esclude i beni più volatili come ad esempio l’energia, che è risultato in linea con le attese degli economisti. Non sono pertanto seguiti particolari movimenti delle asset class che monitoriamo, anche per via della già menzionata assenza di un gran numero di operatori dovuta alla festività del Thanksgiving di giovedi.

In sostanza anche questa settimana non emergono segnali di un rallentamento dell’economia statunitense, sebbene rimanga al 66% la probabilità di un taglio di 25 bps della FED nella riunione del 18 dicembre.

Europa

In area Euro i principali dati erano tutti concentrati negli ultimi giorni della settimana: in particolare l’inflazione di novembre, con Spagna e Germania diffuse giovedi, mentre Francia , Italia ed Area Euro generale venerdi mattina.

Per quanto riguarda la Spagna l’inflazione ha mantenuto le attese degli economisti, mentre in Germania si è registrato un piccolo rallentamento rispetto alle previsioni, con una rilevazione che si è fermata al 2.40% anno su anno contro il 2.60%. Per quanto riguarda il dato aggregato sull’Europa, la rilevazione e stata del 2.3% in linea con le attese. Molti analisti confermano le loro aspettative di un percorso di tagli dei tassi di interesse da parte della BCE con interventi più marcati di quelli registrati finora.

Conclusioni

La settimana appena trascorsa ha mostrato un contesto macroeconomico complessivamente stabile ma con segnali misti a livello globale. Negli Stati Uniti, la solidità del mercato del lavoro e la stabilità economica generale continuano a fornire un quadro rassicurante, pur con alcuni dati inferiori alle attese, come le vendite di nuove case. Tuttavia, le aspettative di un prossimo taglio dei tassi da parte della FED mantengono alta l'attenzione degli investitori.

In Europa, la mancanza di dati significativi non maschera le crescenti difficoltà economiche, con il settore industriale tedesco in affanno e una stagnazione diffusa. Gli interventi di leader come Christine Lagarde sottolineano la necessità di strategie per affrontare le possibili tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Infine, il Giappone e la Nuova Zelanda mostrano dinamiche opposte: il primo potrebbe avviare una fase di politica monetaria più restrittiva, mentre il secondo prosegue con tagli aggressivi dei tassi per sostenere la propria economia. Da monitorare questa settimana saranno i PMI in Europa, negli Stati Uniti e nel Regno Unito e i Non-farm payroll negli Stati Uniti.

Calendario Economico: