Italy: La settimana nei mercati - 20 Gennaio 2025
Buongiorno Signore e Signori,
La settimana appena trascorsa ha visto i mercati trainati dalle speculazioni sulle potenziali tariffe di Trump, in attesa del suo insediamento alla Casa Bianca previsto per questa settimana, e sulle possibili misure delle banche centrali, anche a seguito della pubblicazione dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Concentrandoci sul cross EUR/USD, il dollaro si è rafforzato a inizio settimana, scendendo sotto la soglia di 1,02, per poi ritracciare leggermente verso la fine della settimana, consolidandosi nella zona 1,03. Questo leggero ritracciamento potrebbe essere stato causato da un’inflazione core lievemente inferiore alle attese, indicatore che esclude i prezzi dell’alimentare e dell’energia.
Le probabilità di un taglio dei tassi da parte della FED nella prima parte dell’anno rimangono basse; tuttavia, segnali di un processo disinflazionistico potrebbero portare i mercati a prevedere un taglio nella seconda metà dell’anno, con una probabilità crescente di un secondo taglio entro la fine del 2025. Anche nel Regno Unito si registra una leggera diminuzione dell’inflazione rispetto alle previsioni, aumentando la fiducia degli analisti in un taglio dei tassi da parte della BoE a febbraio, sostenuto anche dai numeri inferiori alle attese del PIL.
Per quanto riguarda l’Europa, l’inflazione è stata l’ultimo dato pubblicato venerdì con un dato core al 2.7%, in linea con la rilevazione precedente e al di sotto delle aspettative al 2.8%.
Attesa intanto per la ratifica dell’accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi. Il governo israeliano dovrebbe riunirsi in giornata per approvare l'accordo, all'indomani dell'annuncio dei mediatori sull'intesa che dovrebbe porre fine (almeno temporaneamente) alla guerra a Gaza. La tregua entrerà in vigore da domenica sera e comporterà lo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi, dopodiché saranno finalizzati i termini di un accordo di pace più ampio.
Dall’Asia l’elemento di maggiore interesse è rappresentato dallo yen che si sta rafforzando nei confronti sia dell’euro che del dollaro dopo i commenti rilasciati mercoledi dal governatore Kazuo Ueda, che ha dichiarato che la BoJ discuterà la possibilità di aumentare i tassi nella prossima riunione di politica monetaria, segnalando la disponibilità della banca centrale a restringere i costi sui prestiti. Proprio per questa settimana abbiamo in calendario venerdi 24 sia il dato inflazione che la decisione sui tassi.
Stati Uniti
Cresce l’attesa per l’insediamento di Trump alla Casa Bianca di questa settimana e sulle prime misure che il tycoon deciderà di attuare. Il tema dei dazi continua a dominare l’agenda economica con diversi rapporti che indicano un approccio graduale per aumentare i dazi di 2-5% al mese. Secondo diversi analisti questo approccio potrebbe migliorare il potere negoziale senza causare un’impennata inflazionistica immediata.
In ambito politico, la nomina di Scott Bessent a Segretario al Tesoro ha rassicurato i mercati: Bessent ha ribadito l’importanza di mantenere il dollaro come valuta di riserva globale, garantito il supporto all’indipendenza della FED e assicurato che non ci saranno rischi di default sul debito pubblico.
Per quanto riguarda l’inflazione, questa è salita come previsto attestandosi al 2,9% su base annua, ma l’attenzione si è focalizzata sull’inflazione core, esclusi alimenti ed energia, che ha registrato invece un lieve calo al 3,2% su base annua. Da segnalare anche l’indice dei prezzi al consumo per i servizi (esclusi abitazioni ed energia), monitorato dal presidente della FED Powell, che ha segnato un incremento mensile dello 0,2%, il più basso da luglio.
Sul fronte macroeconomico, le vendite al dettaglio di dicembre hanno mostrato la resilienza dei consumi. In particolare, il "gruppo di controllo", che esclude le categorie a maggiore volatilità come auto, carburanti e materiali edili, ha registrato un aumento dello 0,7%, il più alto degli ultimi tre mesi. Parallelamente, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono leggermente aumentate, rimanendo comunque a livelli storicamente bassi.
Europa
La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata dalla pubblicazione dei dati sull’inflazione nell’Eurozona, in linea con il dato precedente al 2.7%, e da quello sul PIL in Germania. Il dato sul PIL tedesco del 2024 ha segnalato la recessione tecnica nell’importante Paese europeo, con una contrazione anno su anno dello 0.20%, peraltro come atteso dagli economisti e in leggerissimo miglioramento rispetto alle previsioni dello scorso mese. Destatis ha pubblicato anche il dato sull’inflazione in Germania che, su base annuale, ha confermato le attese di mercato salendo dal 2,2% al 2,6%. Su base mensile, invece, il dato è stato rivisto leggermente al rialzo, passando dallo 0,4% atteso allo 0,5%
Da sottolineare l’intervento del vicepresidente della BCE, Luis De Guindos, che ha confermato come il processo di disnflazione sia sulla buona strada ma che ora le preoccupazioni sono rivolte sul basso tasso di crescita, sull’incertezza causata dagli attriti commerciali globali e sulle tensioni geopolitiche nell’area euro dove, inoltre, la produzione manifatturiera si conferma in contrazione, la crescita nei servizi lenta a causa dei prezzi elevati nel settore energetico e le aziende sono in frenata sia sugli investimenti che sulle esportazioni.
Fanno riflettere le parole del capo economista Philip Lane, che ha avvertito del rischio che l’inflazione nell’Eurozona possa scendere sotto l’obiettivo del 2% se la BCE non continuerà a ridurre i tassi di interesse. In un’intervista a Der Standard, Lane ha sottolineato che tassi troppo elevati per un periodo prolungato potrebbero rallentare la crescita e portare l’inflazione al di sotto del target, un rischio "indesiderabile" tanto quanto un’inflazione troppo alta. Lane ha concluso affermando che, pur restando prioritario controllare l’inflazione, la crescita economica è un elemento fondamentale. Tuttavia, la BCE non ritiene necessari tagli drastici dei tassi, come riduzioni di mezzo punto percentuale, data l’assenza di rischi recessi significativi. I mercati si aspettano quindi che la BCE continui a tagliare i tassi di 25bps fino a raggiungere il 2%.
Conclusione
La settimana appena trascorsa ha visto i mercati concentrarsi sull’andamento dell’inflazione e sulle prospettive di politica monetaria, con segnali di disinflazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Negli Stati Uniti, l’inflazione core sotto le attese ha leggermente modificato, anche se di poco, le aspettative sui prossimi interventi della FED, mentre in Europa l’attenzione resta sempre sulla necessità di bilanciare crescita e stabilità dei prezzi, tuttavia rimarrebbero solide le aspettatove di 4 tagli da 25bps durante il 2025.
Questa settimana, i riflettori saranno puntati sull’insediamento di Trump e sui dati PMI in arrivo dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, che offriranno nuove indicazioni sullo stato dell’economia globale. Avremo inoltre l’indice ZEW in Europa e i dati su inflazione e decisione sui tassi per il Giappone.
Calendario Economico:
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