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April 22, 2025Cross-Border
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Italy: La settimana nei mercati - 22 Aprile 2025

INTRODUZIONE

La settimana appena conclusa consolida la narrativa di crescente tensione macro-economica e geopolitica. L’incertezza legata alla guerra commerciale lanciata dagli Stati Uniti continua a essere il driver primario per i mercati globali, alimentando l’incertezza e mettendo sotto pressione le banche centrali. La breve sospensione delle tariffe su alcune componenti elettroniche, definita "temporanea", ha contribuito solo parzialmente a rasserenare i mercati, che restano dominati da un sentiment fragile e di risk off.

Il settore tecnologico globale ne risente, anche a causa delle nuove restrizioni sull’export statunitense che vedono colossi come AMD e Nvidia prevedere perdite significative. Al contempo cresce l’ansia da disimpegno da parte degli investitori esteri dai Treasury USA, i quali parrebbero preferire altri asset. L’oro, ancora una volta, si impone come asset rifugio per eccellenza, aggiornando i suoi record storici arrivando a scambiare ai massimi oltre $3400 l’oncia.

In questo scenario, l’euro si rafforza rispetto al dollaro, attestandosi su livelli che non si vedevano dall'inizio del 2022. Negli ultimi giorni della settimana ha oscillato all'interno di un canale compreso tra 1,13 e 1,14, per poi superare la soglia di 1,15 ieri. A favorire il balzo oltre alla minore liquidità nel mercato è stata la crescente percezione di incertezza negli Stati Uniti, sempre più influenzata dagli umori del presidente della Casa Bianca. A peggiorare il clima, nel weekend sono arrivate le pesanti accuse di Donald Trump al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, definito “Mr. Too Late” e “Loser” per non aver ancora tagliato i tassi d’interesse a sostegno dell’economia. Politiche di Trump che influenzano l’umore anche dello Yuan cinese, con un importante deprezzamento contro l’Euro su valori che non si registravano dal 2014.

Tornando in Europa la scorsa settimana come da attese la BCE ha tagliato per la settima volta consecutiva il tasso di interesse, portandolo al 2,25%. Sebbene la decisione fosse attesa, il tono della conferenza stampa ha colto di sorpresa: la presidente Lagarde ha evitato di definire la stance attuale come “neutrale”, affermando che il concetto stesso di neutralità “non esiste in un mondo attraversato da shock”. Un chiaro segnale che, anche in Europa, le certezze monetarie sono sempre più precarie. Nota sulla banca centrale Canadese che ha lasciato invariati i tassi di interesse al 2,75%.

Le banche centrali si trovano infatti ora a navigare in acque torbide: se un tempo le rotte sembravano tracciate, oggi sono costrette a reagire a colpi imprevedibili di dazi, dichiarazioni presidenziali e nuove alleanze geopolitiche.

STATI UNITI

  • Le vendite al dettaglio di marzo sono aumentate dell’1,4%, massimo da oltre due anni, spinte da acquisti anticipati per evitare rincari legati ai dazi.

  • Le richieste settimanali di sussidi sono scese a 215.000, meglio delle attese, ma i segnali sul mercato del lavoro restano contrastanti.

  • L’inflazione PCE core (parametro preferito dalla Fed) è salita al 2,8% su base annua, con previsioni in rialzo fino al 3,5% entro fine anno.

  • Powell ribadisce la linea attendista ma sottolinea che “senza stabilità dei prezzi non c’è solidità del mercato del lavoro”.

  • Trump torna ad attaccare duramente Powell, alimentando i timori sulla perdita d’indipendenza della Fed.

  • Gli indici azionari hanno recuperato parzialmente grazie alla sospensione di alcune tariffe, ma restano negativi da inizio anno.

  • I rendimenti dei Treasury a 10 anni superano il 4,3%, con il premio a termine ai massimi da dieci anni – sintomo di crescente sfiducia negli Stati Uniti.

  • Timori crescenti su un possibile disimpegno estero dal debito USA, smentiti (per ora) dal Tesoro.

EUROPA

  • La BCE ha tagliato i tassi di 25bps, portando il tasso sui depositi al 2,25% – settimo taglio consecutivo.

  • BCE e mercati orientati verso nuovi tagli nei prossimi mesi, ma tutto dipenderà dai dati macro in arrivo.

  • L’inflazione dell’Eurozona si conferma al 2,2%, vicino all’obiettivo, ma la crescita resta fragile.

  • L’indice ZEW tedesco crolla ai minimi da 18 mesi, colpito dalla volatilità geopolitica e commerciale.

  • Produzione industriale tedesca in recupero a +1,1% m/m, ma outlook ancora debole.

  • Gli investitori preferiscono i titoli di Stato europei a quelli americani: Francia e Italia in particolare i favoriti.

  • L’euro rimane forte, ma un suo eccessivo apprezzamento potrebbe esacerbare le difficoltà dell’export europeo.

CONCLUSIONI

La combinazione tra protezionismo commerciale, inflazione e divergenze monetarie sta modificando il sentiment del rischio sui mercati internazionali. Se in passato le banche centrali sembravano poter anticipare le mosse dell’economia, oggi appaiono spettatrici passive di una partita dettata dalla geopolitica.

Il dollaro, un tempo porto sicuro, inizia a mostrare crepe reputazionali. L’euro guadagna terreno ma rischia di trasformare la sua forza in un handicap competitivo. Intanto, l’oro vola, specchio di un contesto dominato dal “flight to safety”.

I prossimi giorni vedranno la pubblicazione di indicatori chiave come i PMI sia in europa che negli Stati Uniti e l’indice IFO tedesco, che potrebbero fornire nuove indicazioni sullo stato dell’economia continentale. Ma a guidare i mercati restano soprattutto i rischi imprevedibili: ogni dichiarazione da Washington o Pechino è una potenziale miccia. E mentre l’incertezza aumenta, la percezione del rischio sistemico si fa più concreta.

Calendario Economico: