Italy: La settimana nei mercati - 9 Dicembre 2024
La settimana è stata caratterizzata dai dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti e da importanti indicatori macroeconomici nell’Eurozona. Il cambio Euro/Dollaro, dopo aver varcato brevemente livelli inferiori allo 1,05, ha registrato un rimbalzo sopra area 1.06 a seguito dei dati sull’occupazione USA di venerdi, usciti al di sopra delle aspettative.
Per quanto riguarda l’Eurozona a tenere banco è la situazione politica in Francia. Al momento si cerca di capire chi sarà il prossimo premier e cosa questo comporti: qualsiasi governo entrante si troverà infatti ad affrontare la complessa gestione di un parlamento frammentato. Se un premier dopo l'altro dovesse continuare a cadere, è probabile che vengano sollevati ulteriori interrogativi su come superare l'impasse politica dovuta dal fatto che la Costituzione impedisce di tornare al voto prima di giugno 2025 dal momento che si è già votato appena 6 mesi fa.
Oltre alla situazione politica francesce a destare preoccupazione per l’Eurozona sono anche i dati in arrivo dalla Germania. Venerdi infatti il dato sulla produzione industriale tedesca ad Ottobre ha subito un tonfo dell'1% su base mensile, a fronte di attese che erano per un rimbalzo dell'1,2% dopo il -2% di Settembre. Si tratta di un inizio molto debole del quarto trimestre, che alimenta il rischio di una recessione invernale in Germania.
La narrativa economica sembra quindi rimanere invariata rispetto a quella delle settimane precedenti: l’economia europea fatica a ripartire, come evidenziato anche dai PMI manifatturieri delle principali economie dell’Eurozona, che continuano a posizionarsi ben al di sotto della soglia di 50 con l’eccezione della Spagna. L’attuale momento di difficoltà economica è aggravato anche dall’instabilità politica in Germania e Francia.
Negli Stati Uniti, invece, il mercato del lavoro si mantiene stabile, come confermato dai dati più recenti sulle richieste di sussidi di disoccupazione e sui non-farm payrolls. Tuttavia, è opportuno monitorare le possibili conseguenze delle politiche commerciali protezionistiche adottate da Trump. Tali misure, infatti, potrebbero suscitare tensioni con partner commerciali chiave, in particolare con la Cina, che ha recentemente annunciato il blocco dell’export verso gli Stati Uniti di minerali strategici come germanio e antimonio, classificati come Terre Rare. Questi materiali sono fondamentali per le industrie high-tech e militari statunitensi.
In Asia focus sulla situazione politica in Corea del Sud dopo il tentativo di colpo di stato la risposta del presidente Yoon Suk-yeol che, dopo aver proclamato la legge marziale d'emergenza, è stato costretto a revocarla dopo il voto dell'Assemblea nazionale che ha bocciato il suo provvedimento. Hanno votato contro anche il leader e gran parte del suo partito di provenienza.
Stati Uniti
Dagli Stati Uniti sono arrivati diversi commenti di membi della Fed che lasciano trapelare un approccio cauto ma flessibile. Il presidente, Jerome Powell intervenendo in un’intervista rilasciata alla CBS, ha ribadito che l’economia americana si trova in una posizione favorevole, con l’inflazione significativamente ridotta e un mercato del lavoro ancora forte. D’altro canto, Powell si è anche preoccupato di sottolineare che non è ancora il momento di abbassare la guardia sull’inflazione, lasciando spazio a politiche monetarie più accomodanti nel lungo termine. Anche altri membri della Fed, come Mary Daly e Thomas Barkin, hanno segnalato che un ulteriore taglio dei tassi in occasione del prossimo meeting del 17-18 Dicembre rimane sul tavolo, ma dipenderà dai dati macroeconimici che vedremo da qui in avanti.
Segnaliamo il dato sull’occupazione di venerdi, i non-farm payroll, usciti a 227k contro i 200k delle aspettative e i 36k del dato precedente.
Europa
In area Euro l’attenzione si è concentrata sulla crisi politica in Francia, a causa della quale, dopo disperati tentativi di ricucitura, il governo Barnier ha dovuto rassegnare le dimissioni.
Questo è un fatto particolarmente rilevante non solo perchè riguarda la seconda economia Europea, ma anche perchè la Francia non è certo abituata a vedere i propri Governi durare in carica appena tre mesi: era infatti dal 1962 che una crisi di Governo non si apriva in tempi così rapidi.
Il presidente Macron, già in calo verticale di consensi, ha promesso un nuovo nome come Primo Ministro in tempi molto rapidi per scongiurare un attacco speculativo agli asset francesi; segnaliamo però che gli spread degli OAT hanno subito variazioni vertiginose, andando a raggiungere i massimi contro i Bund tedeschi.
Oltre alla crisi in francia, segnaliamo lo speach di M.me Lagarde svoltosi presso il Parlamento Europeo mercoledi in cui la Presidente della BCE ha indicato espressamente come la lotta contro l’inflazione sia pressochè ultimata, ma non completa, e che il focus ora deve spostarsi verso la crescita in quanto ci sono rischi in tal senso con gli attuali livelli di tassi di interesse.
Conclusioni
La settimana appena trascorsa ha continuato ad offrire un quadro economico di contrasti tra le due sponde dell'Atlantico. Mentre l'Eurozona affronta sfide significative, tra difficoltà industriali, instabilità politica e prospettive di crescita incerte, gli Stati Uniti si mantengono su un percorso più stabile, sostenuti dalla solidità del mercato del lavoro e dall'ottimismo sulla crescita economica.
Tuttavia, entrambi i contesti presentano rischi potenziali: in Europa, le tensioni politiche e le debolezze strutturali potrebbero aggravare le difficoltà economiche, mentre negli Stati Uniti, l'incertezza legata a politiche protezionistiche e tensioni commerciali internazionali richiede un monitoraggio attento.
La settimana in corso si presenta cruciale per gli sviluppi macroeconomici globali, con particolare attenzione alle riunioni delle principali banche centrali. In Europa, la BCE terrà l'ultima riunione dell’anno, con le aspettative rivolte a un possibile taglio di 25 punti base, in risposta al contesto di debolezza economica e incertezza politica. Parallelamente, saranno da monitorare anche le decisioni della Reserve Bank of Australia (RBA), della Bank of Canada (BoC) e della Swiss National Bank (SNB), tutte impegnate nelle rispettive ultime riunioni del 2024.
Ultimo accenno interessante per noi appassionati di valute: la scorsa settimana Trump ha rilasciato una dichiarazione molto forte verso i paesi BRICS. Infatti ha affermato che qualora questi dovessero utilizzare una valuta diversa dal Dollaro andrebbero a subire tariffe del 100%. Si parla da tempo del processo di cosidetta “de-dollarizzazione”, le parole di Trump sono un monito importante ma secondo alcuni superfluo, in quanto saremmo ancora lontani dalla possibilità di sostituire il dollaro.
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